
Banda Cittadina di Cornedo
Volume 1

Una nostra acuta musicista, nelle vesti di ricercatrice, con un certosino lavoro durato mesi, ha ricostruito, attraverso verbali, lettere, ma soprattutto decine di fotografie, la storia della Banda cittadina di Cornedo Vicentino.
Con questo lavoro ha “riavvolto il film” di una “associazione culturale” e del suo profondo legame, per troppo tempo misconosciuto, con il suo territorio. Dai fondi archivistici della sede della banda, è stato recuperato e sistemato un importante “corpus documentale”. La ricerca, durata qualche mese, ha dato vita ad una rilettura dei decenni degli ultimi due secoli della storia dove i successi, le crisi, i colpi di scena della vita della banda si sono strettamente intrecciati con la vita di Cornedo Vicentino. Da questa ricerca storica non facile, emerge che la “Banda cittadina di Cornedo Vicentino” è una delle più longeve istituzioni culturali cornedesi.
La domanda sorge spontanea: com’è nata “la banda?” per quale motivo?
Se il paese è Cornedo Vicentino, non perdete tempo in ipotesi, aprite un qualsiasi libro di storia locale o sfogliate una delle tante gallerie fotografiche che hanno raccontato nel tempo la quotidianità. Troverete sempre, tra la gente, qualche bandista. La loro presenza ha contribuito a fare “comunità” a “rifinire” il profilo culturale di un paese, in perenne, seppur a volte contradittoria, evoluzione.
Dove trovare il libro
Il libro è disponibile richiedendolo a banda.cornedo@alice.it oppure direttamente presso la nostra
sede.
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Alcuni brevi estratti dal Libro
"All'inizio del 1800 Cornedo era un paese di poco meno di 2800 anime, compresa Cereda e Muzzolon, adagiato tra le verdi colline della valle dell’Agno.
Prima del 1806 Cornedo, Cereda e Muzzolon erano tre comuni e tre parrocchie distinte, tra il 1806 e il 1810 furono uniti nell’unico Comune di Cornedo, mentre l'organizzazione parrocchiale rimase distinta.
Era un periodo di arretratezza tecnologica, la maggior parte della popolazione viveva di agricoltura, erano frequenti le carestie, le inondazioni e le epidemie. Le malattie erano causate da scarse condizioni igieniche e carenze alimentari. Dal punto di vista politico si susseguirono nel giro di un ventennio diversi governi, dal secolare dominio veneziano, si passò traumaticamente al governo napoleonico, e poi a quello austroungarico."
"Il 6 ottobre 1833 a Cornedo fu organizzata una festa “con magnificenza straordinaria“ in onore della Beata Vergine del Rosario, con l'esposizione della statua miracolosa della Madonna di San Sebastiano nella Chiesa Parrocchiale.
Questo un brano della cronaca:
“La chiesa era ornata pomposamente ed alle ore 10.00 si cantò messa solenne dal Sacerdote Rev. Pier Luigi Dalla Via assistito da altri tre sacerdoti, due in tonicella ed il terzo in piviale. Era stata già allestita doppia orchestra, e nella superiore si collocarono i cantori per la messa accompagnata dell'organo. Nell’orchestra inferiore stavano 24 suonatori di strumenti da fiato, parte del paese et altri venuti da Schio e da Malo, i quali erano vestiti tutti di scarlatto con paramenti e letterine nere, con le uniformi cioè delle quali si serviva negli anni passati la banda civica di Vicenza. Dopo pranzo il Vespro fu cantato solennemente siccome la Messa la mattina, e ad ogni salmo dai rinominati suonatori fu eseguito un pezzo di musica. Fu poi recitato con lode il Panegirico del Rosario dal suddetto abate P.L. Dalla Via; e finalmente uscì dalla chiesa la processione, decorata da copioso numero di confratelli del Santissimo Sacramento con la loro uniforme e dalla banda strumentale vestita come sopra si è annunciato. Terminata così la Sacra Funzione ne seguì sull' ora più tarda una profana, cioè una festa di ballo nel così detto Palazzo Trissino, onorata anche da molte signore forestiere, la quale durò fino alle 6 ore della mattina susseguente”.
"Matteo decise di arruolarsi tra i volontari di Garibaldi. Arruolato a soli 18 anni, partecipò a tutti i principali avvenimenti della spedizione dei Mille, e si distinse per il suo coraggio. Pur scampato agli scontri, Matteo si si ammalò a causa dei disagi e degli strapazzi subiti. Il padre lo ricondusse a Cornedo, dove il povero giovane morì a soli 22 anni, il 17 gennaio 1864.
Cornedo era allora ancora sotto l'impero Austro-Ungarico, e sarà annessa al Regno d'Italia solo qualche anno dopo. Quindi il funerale di un garibaldino come Matteo non avrebbe potuto essere celebrato in modo solenne, “impedito dalla prepotente tirannide austriaca”. Nonostante ciò, Vittorio Trettenero scrisse che “fu accompagnato al camposanto da tutto il paese e da molti di fuori, e dal suono di una marcia, nella quale erano state intrecciate alcune battute dell'Inno di Garibaldi.”
Quasi cinquant’anni dopo, nel 1910, Eugenio Tovo, di cui leggerete più avanti, descrisse il funerale del garibaldino suo carissimo amico e coetaneo, con interessanti dettagli, sullo stesso numero unico “Cornedo a Uno Dei Mille” : “Dopo quella memoranda campagna Egli rimpatriava affranto dai disagi della guerra, e nel 17 febbraio 1864 soccombeva, e quantunque imperasse l'Austria, fu accompagnato all'ultima dimora da numeroso popolo commosso e dalla Banda di Cornedo, da me diretta, al suono di una marcia nella quale erano intrecciate alcune battute dell'Inno di Garibaldi, innestatevi ad arte, sotto un velame armonico che provocava gli sdegni della polizia Austriaca, che aveva paura delle note musicali e di un drappo tricolore. Non poche furono le indagini per questo fatto, onde scoprirne il significato, ma riuscirono tutte infruttuose.” Quindi nel 1864 esisteva una Banda di Cornedo
"Sicuramente si tratta di una foto scattata nel periodo fascista prima della Seconda Guerra Mondiale. Sia gli strumenti che alcuni bandisti si riconoscono perché comparivano anche nella foto del 1922.

Sembra una sfilata estiva, le persone sul carro che segue la Banda sono vestite leggere, e qualche musicista si asciuga il sudore. Il carro è ornato a festa con rami e foglie che spuntano dietro le gambe delle ragazze sedute.
Le processioni, soprattutto religiose, erano ancora molto frequenti, sia per le ricorrenze liturgiche, sia in particolari occasioni in cui si chiedeva una grazia, o l'aiuto divino o mariano per superare pestilenze, carestie, guerre.
"Nel 1959 ricevettero il secondo contributo comunale (lire 50.000), un altro contributo dalla Banca Popolare di Valdagno (lire 10.000) e varie offerte, tra cui un cospicuo assegno di 100.000 lire dal comm. Alberto Giuseppe Pretto, figlio di Pretto Eugenio originario di Cornedo, emigrato prima in Svizzera e poi a Genova, dove, come detto brevemente più sopra, era diventato un imprenditore di successo, avendo sempre nel cuore il suo paese natio.
Come il padre, anche il figlio Alberto Giuseppe era legato a Cornedo dove in quegli anni ritornava a villeggiare ogni estate, nella sua dimora con il grande giardino nel centro di Cornedo, legando molto con gli abitanti stessi, tanto da sostenere finanziariamente molte realtà culturali del paese, come per esempio la Scuola del Disegno e della Plastica attiva a Cornedo dal 1924 al 1974.
Nel Verbale Risulta dettagliato in modo minuzioso l’acquisto di strumenti fatto con questo generoso contributo: dalla ditta Sapporetti di Firenze un basso in fa (ben 33.000 lire) e un ‘pistoncino' (12.000 lire), mentre dalla ditta Jacolino di Vicenza, un flicorno e un bombardino (22.000 lire l'uno), un clarinetto (8.000 lire) e un rullante (5.000 lire)."